- La
Tarantella -
La Tarantella (III parte)
di
ignificativo
e molto importante, nello studio del De Martino, il rapporto
tra un contenuto psichico non soluto a livello della coscienza ed il piano
dell’inconscio.
Il simbolo nevrotico in esso contenuto, veniva evocato
e configurato sul piano mitico-rituale, secondo l’esorcismo musicale-coreutico-cromatico,
i tempi del calendario stagionale e festivo, i luoghi del domicilio, del
feudo e della Cappella di S. Paolo (sita a Galatina), protettore e guaritore
dei pizzicati dalla tarantola. Da queste cure l’ammalato ricavava un relativo equilibrio psichico,
apparentemente normale, che durava generalmente fino alla successiva estate,
allorchè, riapparendo il tarantismo, era costretto a sottoporsi
nuovamente alle 'tarantelle curative'.
Le più note fra queste tarantelle erano:
- cinque tempi
- aria turchesca
- panno verde
- panno rosso
- moresca
- spallata
- modo ipodorico
- ottava siciliana
- altre (secondo alcuni storici, almeno 24 specie).
La loro durata poteva variare da pochi minuti a un’ora, da un’intera
giornata a una settimana. Considerando che i musicisti che accompagnavano con i loro strumenti
queste cure apotropàiche dovevano essere regolarmente retribuiti
e che la quasi totalità dei colpiti dal tarantismo erano poveri
braccianti agricoli, questa ‘malattia’ degradava ulteriormente
le già misere condizioni di vita dell’ammalato e delle
famiglie d’appartenenza. Tarantelle terapeutiche venivano eseguite già nel XV
secolo anche
da assistenti ausiliarie perfettamente sane che, con la scusa d’essere
state ‘pizzicate’ dal ragno o con il pretesto di collaborare
alla guarigione dei malati, si lasciavano andare ai più spinti piaceri
dei sensi. Tarantella legata addirittura ai miti Omerici in due vecchie leggende
sorrentine.
- Nella prima si narra che le Sirene, deluse ed umiliate dal fallito
tentativo d’incantare Ulisse con il loro canto, pregarono le Muse
d’insegnare
loro delle movenze erotiche per conquistarlo.
Le
Muse inventarono
allora per loro la Tarantella, non per aiutarle ma per divertirsi
alle loro spalle: infatti, avendo la parte inferiore
del
corpo a ‘coda di pesce’, non potevano
certo danzare!
Le ragazze sorrentine, che avendo assistito a queste ironiche
lezioni avevano invece imparato la danza, ce l’hanno
tramandata.
- Nella seconda leggenda le Sirene sono invece dotate di bellissime
gambe e forme prosperose. Appresa la Tarantella dalle Muse, cercarono
con movenze erotiche d’incantare
Ulisse.
Ma la loro ‘danza del ventre alla rovescia’, ‘Callipigia’ (riferentesi
a Venere callipigia: Venere dalle belle natiche), non piacque alle Muse,
che le punirono tramutando la loro estremità inferiore in coda
di pesce.
Il colpo d’anca che le Sirene avevano inventato, era
ancora presente nella Tarantella dell’Isola di Capri nella prima
metà del secolo XX, come è descritto nei resoconti di vari
viaggiatori dell’epoca.
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