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- Gli strumenti a plettro partenopei -

Il Mandolino

di

Mandolino napoletano
Fig. 1 - Il mandolino napoletano.

Il mandolino ha una cassa a forma di pera, profonda e panciuta, foro di risonanza ovale, manico corto con traversine metalliche, cavigliere a spatola leggermente inclinato all’indietro, piroli laterali negli strumenti antichi e posteriori nei moderni, corde d’acciaio (di budello o ottone nei meno recenti) che vengono pizzicate da un plettro (che può avere varie forme) d’osso di tartaruga o balena, di corno o, nei più recenti, di materiale plastico.

Le corde, doppie, sono 4, accordate come il violino: mi-la-re-sol.


Fig. 2 - Notazione.


Mandolino -  tavola armonica.
Fig. 3 - Particolare della tavola armonica del mandolino.

Esistono vari modelli di mandolino:

  • il "classico napoletano";
  • il "milanese"(con cassa poco profonda e 6 corde doppie);
  • il "romano"(con la tastiera leggermente convessa ed il manico triangolare);
  • il "siciliano"(con doppie corde ai bassi e triple negli acuti);
  • il "padovano"(con 5 corde doppie e cassa piccola);
  • il "senese" (con 4/6 corde semplici);
  • il "fiorentino"(con manico largo e 5 ordini di corde),
  • il "genovese"(con cavigliere a falcetto e 5/6 corde semplici).

Alla fine del sec. XIX e fino a circa la metà del sec. XX, nacquero altri modelli di mandolino:

  • "sistema Secchi" - con cassa schiacciata, non bombata, e 2 piccole feritoie longitudinali al posto della 'rosa' (il grande foro circolare centrale);
  • "mandolino toscano" di Lybert e Maurri - simile al romano ma con corde semplici (invece che doppie), delle quali 2 di seta fasciata e 2 di budella, e tastiera uguale a quella del mandolino napoletano;
  • "nuovo sistema" della Ditta Serafino Casini - con corde triple (quindi 12 totali), volume di voce maggiore e maggiore rotondità di suono, difficoltà nell'accordare ogni gruppo di 3 corde all'unisono, alto costo (circa il doppio dei normali mandolini);
  • "mandolino lombardo a doppie corde metalliche" della ditta Casini - ovviava alle frequenti rotture che presentavano le 6 corde semplici del normale mandolino lombardo e delle quali 3 erano di seta fasciate di filo di rame argentato e 3 di minugia di diverso diametro;
  • "mandolyra" delle ditte Rubino e Calace di Napoli - a forma di lira, presentavano il vantaggio di un manico libero in tutta la sua estensione (che giungeva al 'Do' sopra al pentagramma con 5 tagli in gola);
  • "brevetto Ventura" - molto simile al brevetto Secchi, questo mandolino presentava delle ulteriori feritoie laterali a forma di virgola.

In quello stesso periodo furono presentate numerose nuove forme di mandolino, quali i 'mandoliarpei' , i 'Dionisio' (la cui cassa si espandeva sul solo lato destro) e tanti altri, alcuni ancora oggi costruiti, quali i 'Sestini' , i 'Terzini' e gli 'Ottavini' (i cui nomi indicano la riduzione relativa alle normali proporzioni).

Le origini del mandolino napoletano risalgono al XVII secolo; in quell’epoca, infatti, la "Casa Vinaccia" ne inizia la produzione. I primi mandolini avevano corde di budella, piroli in legno e un’estensione limitata al "re" sopra il rigo con 2 tagli in gola. In seguito la tastiera si estese fino al "la" sopra il rigo con 5 tagli in gola. Questi strumenti venivano abbelliti con intarsi e filettature d’avorio; la cassa aveva da 15 a 20 stecche scannellate.

Il mandolino - particolare della cassa. Il mandolino - particolare della cassa.
Figure 4 e 5 - Particolari della cassa del mandolino.

Ai Vinaccia, in epoca successiva, si deve la sostituzione delle corde di budella con quelle in acciaio e, al loro successore Pasquale Vinaccia, l’invenzione della meccanica, tuttora in uso anche se perfezionata, per la regolazione della tensione delle corde, che rende molto più agevole l’accordatura.

La meccanica del mandolino
Fig. 6 - Particolare della meccanica del mandolino.

Alla fabbrica "Calace" si devono invece le innovazioni seguenti: forma della cassa a corazza; ricopertura per isolare la tavola armonica dal braccio del suonatore; buca con fianco dritto; scudo di tipo diverso, tastiera in bianco e nero; 2 buchi al di sopra del ponticello per la risonanza; tavola armonica scura e lucida; paletta piramidale; fermacorde ad 8 bottoni per l’indipendenza delle corde; liuto cantabile a 5 corde doppie (mi-la-re-sol-do) e tastiera prolungata a 24 o 29 tasti.

Generalmente nella costruzione dei buoni mandolini si usano legni scelti, pregiati:

  • per la cassa, viene usato l’acero o il palissandro;
  • per il manico, palissandro o ebano;
  • per la tastiera, quasi sempre l’ebano;
  • per la filettatura fra le stecche, faggio.

Le stecche formanti la cassa variano da 17 a 33; negli strumenti migliori sono spesso "scannellate" (cioè concave) e talvolta congiunte con filettature metalliche (in quelli di grande pregio).

Per abbellire il manico e il piano armonico, si usano ornamenti intarsiati, d’avorio o tartaruga o celluloide o madreperla; per la paletta si usa scolpire un "riccio" che può raffigurare anche teste umani o animali.

Tutte le parti del mandolino vengono verniciate con un misto di spirito, gomma e lacca, tranne il piano armonico, per non limitare la trasmissione delle vibrazioni e, quindi, del suono.

Ricapitolando, il mandolino napoletano è composto da:

  • cassa in legno a forma di mezza pera;
  • il piano o tavola armonica, avente un’apertura detta "rosa";
  • il manico, che integra la tastiera;
  • la paletta, in cui è inserita la meccanica per la tensione delle corde;
  • le corde, in numero di 8, accordate all’unisono ogni due, che producono i seguenti suoni: mi, la, re, sol.

Le corde, prima di fissarsi alla meccanica, poggiano sul "capotasto"; nella parte inferiore, invece, poggiano sul "ponticello"(piccola lista d’ebano su cui spesso è posto un filetto osseo), prima d’essere fissate alla cassa con dei piccoli bottoni d’osso (o d’ottone) oppure con una piastrina metallica avente 8 ganci.

Il diametro delle corde (d’acciaio, spesso rivestite con filo di rame argentato) cresce man mano che si procede verso il grave.

Importanti costruttori napoletani di mandolini sono stati: I fratelli Vinaccia ed eredi, i fratelli Maratea, Pasquale e Gaetano Esposito, Raffaele Calace e i suoi discendenti, Carlo Loveri, Gennaro Rubino, Antonio Ranaldi, Luigi Ricci e Alessandro Abbate.

Hanno scritto brani per mandolino: Munier, R.Calace, Marucelli, Mezzacapo, Pietrapertosa, W. A. Mozart (Don Giovanni), G. Verdi (Otello),P. A. Tasca (A Santa Lucia), M. Costa (Histoire d’un Pierrot), N. Spinelli (A Basso Porto),E. Sarria (Il Babbeo e l’Intrigante), Q. Valverde (Los Cocineros), G. Pietri (Acqua cheta), G. F. Haendel (Alexander Balus), A. Vivaldi (Concerto per mandolino e orchestra – 2 Concerti per 2 mandolini e orchestra), L. van Beethoven (2 Sonatine – Adagio e Andante con variazioni per mandolino e pianoforte), G. Mahler (VII Sinfonia), Wolf Ferrari (Le donne curiose – I gioielli della Madonna),M. de Falla (La vida breve),G. Paisiello (Il barbiere di Siviglia),I. Stravinskij (Agon), A. Schoenberg (Serenata op. 24) e P. Casella (Il concerto veneziano).

 

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