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- Sorrento nella Poesia -

La Grande Stagione Romantica

di

L’arrivo a Sorrento, sia che vi si giunga col vaporetto che viene da Napoli, o vi si discenda per l’erto sentiero che si snoda dal promontorio di Scutolo, è sempre sentito come l’approdo alla culla stessa della poesia.

“Qui, qui venite amabili
nocchier. Più bella spiaggia
l’onda del mar non bacia
né il sol dall’alto irraggia!”

Alfred Tènnyson (1864)

“Sorrento mi ha reso il mio dolce sogno infinito.”
Charles Augustin De Sainte Beuve (1865)

“Da Scutolo, come una scena incantata, vi si presenterà allo sguardo la pianura di Sorrento.”
Giuseppe Orgitano (1866)

“Così lietamente s’involano i giorni,
la notte si addormenta così dolcemente,
qua dove l’onda che viene
si dissolve in spuma sulla roccia,
dove i fiori si accompagnano ai frutti,
che il cuore ti arde di stupore.
Sii salutata tu, mia bella Sorrento,
splendido fiore delle onde.
……………………………
Splendidamente in calma
ride del mar azzurro, e la collina
verdeggia. Ecco la placida marina,
diletta all‘alma.
Ecco i fioriti colli
di sì lieve pendio, le valli amene....”

Michele Baldacchini (1867)

“Guarda come il sol che tramonta
risplende su Castellammare e Sorrento
e muta Capri in una nube di porpora...”

H. Wadsworth Longfellow (1869)

Incanto, meraviglia, stupore! Come la musica ha solo sette note, così la poesia non ha che poche parole per descrivere e cantare l’emozione sempre uguale e sempre nuova che la scoperta di Sorrento suscita in quanti, superata la punta di Scutolo, si affacciano sul panorama mozzafiato della penisola che tra i due golfi si estende a perdita d’occhio verso l’isola azzurra di Capri.

E sono le parole che tornano puntualmente in tutte le descrizioni e le note di viaggio degli innumerevoli visitatori, dai più ai meno celebri, come T. G. Bonney (1875), Emilio Castelar (1875), W. Kaden (1875), Paul Heyse (1877), Friedrick Nietzsche (1877) che conclude una sua lettera con questa espressione : “Fra tutte le città d’Italia, io amo Sorrento d’un affetto che non saprei descriverti...”.

Molto acutamente, Renato Fucini nota: “Il Sorrento dei poeti non è il Sorrento (la città), ma la strada che conduce a Sorrento”.

Ed essa infatti va contemplata dalle alture dolcissime dei colli che la sovrastano, e dai quali le prospettive e gli scorci mutano continuamente, quasi come se la natura avesse esaurito tutta la sua fantasia nell’inventare una così grande varietà di vedute e di angoli di una sempre nuova e cangiante bellezza.

“Io compiango tutti coloro che non sono mai andati, in un tiepido giorno di maggio, da Castellammare a Sorrento, attraverso quei boschi di limoni e di melagrani in fiore, a cui il grigio degli ulivi dà maggior risalto... per quella strada tortuosa, lungo quella costa bagnata dal mare che il sole cosparge di stelle d’oro”
Emilio Castelar (1875)

Siamo ormai al tramonto del XIX secolo, e il coro di voci, che si fa sempre più intenso, ripete quasi all’unisono questa. sola parola: incanto!

“Che incanto questa terra!
Tutto vi fiorisce deliziosamente!
Sorrento m’è cara come una seconda patria!”

Henrick Ibsen (1881)

“Sulla riva incantata di Sorrento
il mar Tirreno dai flutti scintillanti
sparso di vele, al maestral filanti,
si frange in fini merletti d’argento.”

Francesco Vasquez (1882)

“Sulla pensile loggia tutta in fiore,
carezzate da un lento ondulamento
le mille braccia. delle passiflore
gittan le fronde scarmigliate al vento.”

Luigi Conforti (1890)

“Sono venuto fra gli aranci, i fiori
pendono fra i rami profumati,
i limoni sembrano di cera...”

Duilio Zanfirescu (1891)

“Io so che Sorrento è il paese di una pace infinita”
Leone Tolstoj (1898)

E si aggiungono al coro Marion Crawford, che la elesse come sua definitiva dimora (1909),
Matilde Serao, George O. Holbrooke (1900), M. Konopnicka (1900), Arthur Norwai (1901), per dire solo i maggiori.

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