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- Sorrento nella Poesia -

Il mito delle Sirene

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Già dalle opere degli antichi scrittori greci e latini, dall’Odissea di Omero alle Selve di Stazio, risulta con estrema evidenza come i pilastri portanti della poesia nata in loco siano stati il fascino del mito e l’incomparabile suggestione del paesaggio, che da sempre le hanno conferito un carattere inizialmente epico, e poi man mano sempre più sentimentale e bucolico.

Il tema delle Sirene ammaliatrici dei naviganti, che Ulisse incontra sulla costa del promontorio sorrentino e lubrense, e la cui residenza va più propriamente collocata sugli isolotti "Li Galli", detti perciò anche "Sirenuse", darà origine non solo al toponimo della penisola, ma anche ad un vero e proprio culto di queste creature alate, dal canto soave e fatale, come ben prova l’esistenza di un tempio a loro dedicato, la cui ubicazione non sembra essere stata esattamente individuata, ma sul quale non mancano autorevoli testimonianze.

Li Galli - particolareLi Galli - dettaglio

Altamente suggestivo, circondato com’è di una luce tragica e arcana, il mito millenario delle Sirene, tra cui la famosa "Partenope" che diede il proprio nome alla città che poi sarà Napoli, ancora oggi ci incanta e ci inquieta per la sua perenne ambiguità, quale appare anche nel carme "Sirenes" del poeta lubrense Paolo Pulcarelli (XVI secolo).

Nelle sue "Sirenes" (Le Sirene) il poeta, che dedica il carme al vescovo lubrense Palma, rievoca il mito delle tre fanciulle,"Ligeia", "Leucosia" e "Partenope", figlie di Acheloo, che, dagli scogli del promontorio Peloro, tra Scilla e Cariddi, incantavano i naviganti finché non venivano sommersi dal mare.

Da lì, prese dal desiderio struggente di vedere le rive della nostra costa, solcando il Tirreno, approdarono allo sperone roccioso che incombe sul mare (oggi Punta della Campanella) e ancora conserva le antiche vestigia del tempio di Minerva, costruito da Ulisse dopo che ebbe evitato, legato all’albero della nave e turando con la cera le orecchie ai compagni, i tragici effetti del canto di quei malefici mostri.

Punta CampanellaPunta Campanella

Amareggiate dalla loro sconfitta, le Sirene si precipitarono dall’erto dirupo nel mare, dove furono trasformate in tre isolotti, ”massima gloria del mare campano e pestano", i tre "Galli" appunto, o "Sirenuse", di fronte alla costa di Positano.

Gli isolotti 'Li Galli' o 'Sirenuse'

 

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