Fig. 1 - La tammorra (spostare il cursore del mouse sull'immagine
per visualizzare il lato posteriore)
a "Tammorra",
strumento principe del folklore campano, è formata
da:
una fascia rotonda di legno, il cui diametro varia da 36 a 60 centimetri,
alta dai 12 ai 15 centimetri, ornata con fasci di nastri colorati;
una pelle (di pecora, capra, asino o vitello) ben tesa sulla fascia
suddetta, dipinta con scene di danza o con raffigurazioni paesaggistiche;
dei piattini di latta (di ottone, negli strumenti di qualità superiore),
inseriti nelle numerose cavità, di forma ovale o rettangolare, operate
in tutta la circonferenza della fascia di legno.
A volte, accanto ai piattini, vengono inseriti dei piccoli sonagli ("‘e
cicere", i "ceci"), onde ottenere sonorità variegate.
Come per il tamburello (‘o tammurriello), nella Tammorra vi sono vari
modi per produrre il suono:
percuotendo la pelle con la mano intera;
percuotendo la pelle con il palmo della mano;
percuotendo la pelle con le dita, singole o unite a coppie;
agitando lo strumento in aria, in modo da far risuonare i piattini e
i sonagli;
nel modo maschile: tenendo la Tammorra con la sinistra e percuotendola
con la destra;
nel modo femminile: tenendola con la destra e percuotendola con la sinistra.
La "Tammorra" è uno strumento sublime, da cui i veri virtuosi
estraggono una varietà di suoni talmente affascinanti da creare le più incredibili
e suggestive atmosfere, catturando l’animo anche di coloro che professano
la loro insensibilità nei confronti della Musica.
L'abilità evocatrice dei suddetti 'virtuosi',
ipnotizza l’ascoltatore
e conduce la sua mente in un mondo immaginario, ove si sbizzarrisce nei più piacevoli
e fantastici sogni ad occhi aperti.