- Strumenti del folklore partenopeo -
Nacchere e Castagnette di
ome
il lettore attento avrà notato,
nell’intestazione non ho usato la solita congiunzione "o",
ma la "e"; ciò è dovuto al fatto
che 'Nacchere' e 'Castagnette' sono
due strumenti del tutto diversi, pur appartenendo alla
stessa famiglia (gli idiofoni) e nonostante molti elementi
li accomunino.
Simili invece alle spagnole nacchere (le 'Castanuelas'),
sono le 'Castagnòle', dette "Nacchere
Napoletane",
anche se presentano differenze significative.
Prima di descrivere i suddetti strumenti, è d’uòpo
qualche brevissimo cenno sulle origini storiche, geografiche ed etimologiche.
Le nacchere sono d’origine
spagnola o, come afferma qualche studioso,
messicana. Esse sono lo strumento principe,
essenziale come la
chitarra, per il più che noto 'Flamenco' (o 'Flaminco'),
la danza che da sola può degnamente rappresentare
tutto il folklore spagnolo. Le prime notizie di
questo strumento risalgono ai
primi secoli dello scorso millennio; fu importato
in Italia, dalla Spagna,
nel 1500.
In Italia le nacchere (erroneamente chiamate "Castagnette")
incontrarono il favore sia dei ceti popolari che dei nobili: è storicamente
documentato che alle feste indette per il matrimonio di Cosimo dei Medici
con Maria Maddalena
d’Austria nel 1608, partecipò un complesso strumentale
formato da viole, trombe, tamburi e castagnette.
I nomi 'Castanuela' (pronuncia:
castagnuela), 'Castagnòla' e
'Castagnette', derivano
da ‘castagno’ o ‘castagne’,
sia perché il materiale usato nella
loro costruzione era generalmente il legno
di castagno, sia per il suono prodotto,
che ricorda lo scoppiettio
delle castagne allorchè vengono arrostite
sulla brace.
A Napoli per ‘castagnòla’ e ‘castagnette’ s’intendono,
per onomatopèa, anche alcuni tipi di "tricche-tracche" (piccoli
fuochi artificiali).
Le nacchere spagnole sono composte da 2 pezzi di legno
aventi la parte centrale inferiore concava e quella superiore
rettangolare
e smussata.
In quest’ultima
vengono praticati 2 fori, attraverso i quali viene fatto
passare un cordoncino che viene poi legato alle dita
centrali della
mano. Ciò facendo, si
costringono le nacchere ad aprirsi, come se una molla
spingesse contro le sue 2 parti; questa particolarità permette
ai danzatori di percuotere con le dita il pezzo di legno
che sta a contatto con le stesse, con una velocità che
può emulare il trillo degli strumenti a fiato
e a tastiera e permettere l’esecuzione di figurazioni
ritmiche estremamente complesse (tenendo anche presente
che a tutto ciò contribuiscono
entrambe le mani).
Generalmente le nacchere usate dai ballerini si distinguono
in maschio (più piccola,
tenuta con la mano destra, con cui il solista disegna la fantasia ritmica)
e femmina (più grande, tenuta con la sinistra, che funge
da basso ed esegue il ritmo fondamentale).
Le nacchere napoletane, le
'Castagnòle',
differiscono dalle spagnole per la grandezza e per l’uso:
sono infatti più piccole, vengono
usate solo per marcare o sottolineare i punti
più caratteristici
del ritmo di danza e hanno espliciti simboli
sessuali incisi all’interno
(maschili per le nacchere maschio, femminili per quelle
femmine).
Le castagnette,
tipico strumento napoletano di legno a percussione
indotta, sono formate
da una parte centrale e due parti
laterali. La parte centrale, piatta, ha forma tonda
o ovale inferiormente, mentre quella superiore a spatola forma
il manico con cui
s’impugna
lo strumento.
Le due parti laterali, grandi quanto la parte inferiore
di quella centrale, sono leggermente concave e vengono
legate
con dei nastrini
a quella
intermedia, tramite dei fori praticati in tutti e tre i
pezzi di legno, all’altezza
corrispondente alla base del manico.
Scuotendo lo strumento, i legni laterali urtano contro
la parte centrale, producendo il caratteristico suono.
Le parti esterne delle Castagnette venivano abbellite con
disegni e intarsi, oggi sostituiti da decalcomanie (con
conseguente nocumento all’immagine
dell’artigianato sorrentino).
© Copyright 2003 Vincenzo Schisano. Tutti i diritti riservati
|