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- La Baia di Ieranto -

Ieranto - Particolarità botaniche

di Antonio Caccaviello

Carrubo

 

Da lontano potrebbe essere confuso con il Leccio a causa del colore verde scuro delle sue foglie. Ma se osservato con maggiore attenzione e da vicino, si distingue nettamente per la forma delle foglie che, pur essendo coriacee come quelle del Leccio, sono composte da più foglioline disposte su due file e innestate sull’asse centrale della foglia in numero pari (paripennate).
Anche il tronco, molto più contorto di quello del Leccio, può essere d’aiuto per riconoscerlo. Dal punto di vista ecologico, lo si potrebbe quasi definire un “frate francescano” degli alberi, vista ha sua frugalità che gli permette di sopravvivere in terreni poveri ed inospitali e, malgrado ciò, di sviluppare enormi tronchi perfino quando affonda le radici nelle spaccature delle rocce.
Le carrube sono state utilizzate in molti modi: come foraggio per gli animali, per produrre, facendole fermentare, delle bevande alcoliche, od anche nell’industria alimentare per ricavarne degli addensanti (la farina delle carrube).
Una particolarità della pianta è che i suoi semi sono durissimi e, soprattutto, tutti uguali per forma ed in particolare per peso. I popoli del bacino orientale del Mediterraneo, da dove questa pianta proviene, conoscevano questa caratteristica dei semi e quindi li usavano come unità di peso per oro e pietre preziose; in pratica su di un piatto della bilancia ponevano l’oro o le pietre preziose e sull’altro i semi di keration (così li chiamavano i Greci). Ecco perché ancora oggi è rimasta la consuetudine di indicare il peso di oro, diamanti o altre pietre preziose in carati e non in grammi.