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Un nuovo modello di Museo per le Arti Applicate

 

In Italia i Musei di Arte Applicata non sono molti, a fronte della diffusa rete di poli artigianali che ancora oggi caratterizza il suo territorio.

Questa scarsa documentazione è in buona parte riconducibile al processo di volgarizzazione che ha condizionato le varie espressioni artistiche del nostro secolo. Inoltre la mancanza di un'idonea formazione professionale delle ultime generazioni di artigiani, associata al condizionamento del mercato, sempre più interessato alla politica dei grandi numeri, ha messo in crisi anche i rari tentativi di rinnovamento culturale, canalizzando la produzione su temi ripetitivi e privi di ogni artisticità.

Per trovare le ultime tracce di un diffuso e qualificato impegno nei vari settori delle Arti Applicate occorre risalire alle Esposizioni Universali dell'Ottocento.

Gli stessi Musei Industriali, istituiti alla fine del secolo scorso per sostenere attraverso le testimonianze del passato la formazione artistica dei futuri artigiani, hanno disatteso le aspettative per non essere riusciti ad incidere concretamente sulla produzione e sul mercato esterno alla struttura didattica.

Oggi, di fronte alla evidente difficoltà che la commercializzazione della produzione artigianale incontra nei confronti di quella industriale è sempre più difficile sviluppare un programma di valorizzazione di quanto resta del nostro artigianato artistico senza aver preventivamente individuato un mercato colto ed interessato a far sue le nuove proposte.

Queste considerazioni sono comuni anche all'artigianato sorrentino, impegnato dall'inizio dell'Ottocento nel comparto della tarsia lignea e che seguo con molto interesse dalla fine degli anni Settanta.

Dalle verifiche fatte prima come collezionista e studioso di tarsie antiche e poi, attraverso mostre e pubblicazioni come designer ed editore di tarsie moderne ho tratto la convinzione che il processo di riqualificazione della formazione professionale e della produzione nei vari settori dell'artigianato artistico debba essere gestito da un tutor, da una struttura comunque dal forte spessore culturale.

Il Museo per le sue potenzialità potrebbe essere la struttura più idonea ad assolvere tale gestione, considerato che, come istituzione, sotto la spinta del radicale rinnovamento nell'utenza dei beni culturali sta allargando la sua area di influenza, interessandosi anche a settori di promozione commerciale. E' comunque una gestione che presuppone all'interno del Museo un'organizzazione più complessa rispetto a quella attuale; si tratta in effetti di operare scelte ed assumere iniziative attraverso le quali il museo possa qualificarsi anche come impresa.

Sviluppando questa tesi ho elaborato il progetto di un nuovo modello di museo, il "Museobottega", una struttura polifunzionale mirata alla valorizzazione di quei comparti dell'artigianato artistico che, oltre ad un passato da documentare, hanno ancora oggi una realtà produttiva da confermare nel tempo e da riqualificare nei contenuti.

Nella struttura ipotizzata, la cura della catalogazione e dell'esposizione della produzione storica è il momento introduttivo ad un programma più vasto che non vuole più limitarsi alla sola custodia della memoria; si propone infatti di organizzare corsi di formazione, all'interno del proprio comparto artigianale, e di sviluppare una produzione autonoma, utilizzando le tecniche ed i materiali che appartengono alla migliore tradizione del comparto stesso. Questa produzione rinnovata culturalmente e firmata dal Museobottega, a tutela della valenza artistica dell'offerta, potrà essere venduta non solo negli spazi commerciali annessi al museo produttore ma anche nei bookshop di altri musei.

La scelta di utilizzare le vetrine commerciali dei musei per la vendita delle varie proposte dell'artigianato artistico è legata alla convinzione che solo attraverso una qualificata comunicazione di mercato, il prodotto manuale possa ottenere il riconoscimento del plusvalore commerciale che gli compete nei confronti di quello industriale.

Per ottimizzare i risultati occorrerà realizzare un coordinamento tra i diversi poli artigianali con una rete di scambi il cui tracciato, per la varietà della produzione e per l'interesse ambientale che accompagna quasi sempre i loro insediamenti, potrebbe risultare un interessante percorso turistico alternativo.

Con il supporto della collezione di tarsie antiche raccolte insieme a mia moglie Alma attraverso una ricerca costante e selezionata, e della collezione di mobili ed oggetti progettati e intarsiati con un linguaggio moderno, ho realizzato a Sorrento il Museobottega della Tarsialignea, al fine di verificare le tesi esposte ma soprattutto per sollecitare, con un modello concreto, l'adesione di altri comparti su un comune programma di iniziative.

Alessandro Fiorentino (Dir. Museobottega della Tarsialignea di Sorrento)