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- Museo Correale di Terranova -

Alfredo e Pompeo Correale


Nel decennio 1858-68 Alfredo e Pompeo Correale, scapoli trentenni, compiono una serie di viaggi in Europa. Dotati di un bagaglio di istruzione – documentato nel registro di note e spese tenuto dalla madre, Clelia Colonna Correale - costituito da lezioni di italiano, francese, inglese, musica, canto, ballo e disegno, nonché legge, matematica e fisica; quindi ben attrezzati anche per conoscere il moderno gusto europeo per le arti applicate occidentali e orientali, si muovono per visitare, fra l’altro, il parigino Museo Cluny, quello londinese di Kensington, il museo industriale di Torino.

Ma un altro evento, che sicuramente contribuì a suggerire ad Alfredo e a Pompeo una embrionale idea di quello che sarebbe stato il loro ‘museo’ fu l'Esposizione nazionale di Belle Arti di Napoli, nel 1877.

Sancita dal Ministero della Pubblica Istruzione, ma voluta dagli artisti di tutte le province italiane, l’esposizione di Belle Arti a carattere itinerante, si svolge per la prima volta a Parma nel 1870, poi a Milano e nell’77 a Napoli. Il Conte Correale (non sappiamo quale dei due) vi partecipa fornendo sessantacinque pezzi di porcellana napoletana, sei maioliche di Castelli ed un “Cristo alla colonna” in argento, dalla sua collezione. Nel Comitato Ordinatore dell’Esposizione è menzionato Alfredo.

Nel comitato direttivo delle celebrazioni del Terzo centenario della morte di Torquato Tasso, volute dal consiglio comunale di Sorrento il 10 giugno 1893, presidente onorario Bartolomeo Capasso, troviamo il Conte Alfredo Correale accanto a Manfredi Fasulo, al Conte Berardo Filangieri di Candida, tesoriere Francesco Cariello.

Pompeo Correale muore celibe il 12 Aprile 1900; il fratello Alfredo, sposato nel 1878 con Angelica de’ Medici dei Principi di Ottajano, muore il 16 agosto 1902.

Non si può dire che i Correale raggiungessero, come collezionisti, il livello dei Filangieri o dei Placido de Sangro; ma, spinti da un analogo impulso, raccolsero accanto ai quadri porcellane, maioliche, mobili, orologi così come, dalla metà del XIX secolo, fecero in Italia numerosi aristocratici in altre città: Gian Giacomo Poldi Pezzoli, Federick Stibbert, Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi - solo per citarne alcuni.

La documentazione presente presso il Museo Correale non ci consente di ricostruire le fasi di raccolta della collezione: i registri di famiglia, seppur minuziosi e dettagliati per tutto quanto riguarda il ménage domestico e l’amministrazione del patrimonio, non parlano mai di acquisti di cose d’arte.

Renato Ruotolo ipotizza l’assenza di una vera politica artistica della famiglia, e presume che l’oggetto d’arte fosse soltanto parte dell’arredo delle case, acquisito in eredità o per necessità. In effetti, un vero e proprio modello collezionistico non si riesce a decifrare, e i documenti fino ad oggi noti non aiutano ad individuarne uno. Tra le scarne notizie che ci sono pervenute, c’è quella che ci rende noto come nel 1854 pervenisse ai Correale l’eredità di Maria Ippolita Falangola che annovera, tra l’altro, quadri di Bernardo Lama, Alonso Rodriguez, Andrea Vaccaro, e il quadro del gioco del Biribisso.

Un curioso documento, custodito presso l’istituzione, getta uno sprazzo di luce su una attività ‘sommersa’ dei conti: un antiquario restauratore dichiara di detenere sedici dipinti che il Correale ha acquistato da altri aristocratici in difficoltà, e di impegnarsi a restaurarli e a venderli; i due terzi del guadagno toccheranno al Conte. Una società a tutti gli effetti, in cui il Conte si riserva di tenere per sé – a restauro ultimato - le opere che gli piacciano, dietro ‘compenso di coscienza’.

Di certo sappiamo che Pompeo Correale studia come allievo di Duclère e Gigante, producendo una serie di acquerelli che testimoniano del suo amore per la pittura della scuola di Posillipo. La moglie di Duclère era la figlia di Pitloo, e da lei, secondo un’ipotesi di Raffaello Causa, Pompeo Correale acquista i 30 quadri di Pitloo.

A completare il panorama della scuola di Posillipo, furono acquisiti anche lavori degli altri suoi rappresentanti, soprattutto stranieri, con i quali probabilmente Pompeo entra in rapporto diretto (è di rilievo il fatto che la ‘villa alla Rota’, ora Museo Correale, nei mesi estivi ospitava amici ed artisti) o dai quali effettua veri e propri acquisti, per completare l’antologia paesaggistica napoletana.

L’analisi museologica e museografica del Correale, prosegue secondo gli “standard di funzionamento e sviluppo dei musei”, utilizzando strumenti sia teorici, forniti dalla letteratura specifica, che empirici.


Tratto dalla tesi di Lucio Esposito:
1904-2004 CENTENARIO DI FONDAZIONE
Museo Correale di Terranova - Memorie e Progetti

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