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- Strumenti del folklore partenopeo -

Il Tric– Ballac o Triccaballacca

di

 

Triccaballacca -  Foto G. Ruggiero
Fig. 1 - Una versione semplificata di 'Triccaballacca', senza i piattini di latta.

Il "Tric-ballac" (derivato dal "Talabalacco" che i saraceni usavano suonare in battaglia) o, più comunemente, "Triccabballacca" (detto anche: "Triccabballacco", "Trunchetrù", "Trucche-trucche", "Triccabballacche", "Tricchebballacche" e Triccafallacco"), è uno strumento misto: a percussione e a scuotimento.

E’ formato da 3 barre di legno (tonde, squadrate, tornite o altrimenti lavorate), alla cui sommità sono applicati, trasversalmente, altrettanti cilindri di legno, formando cosi’ 3 martelli.

Inferiormente, sono fissati, con chiodi o perni, all’interno di una base scanalata, mentre superiormente sono inseriti in una intelaiatura che ne limita le oscillazioni.

Sul lato esterno dei martelli laterali (e a volte sulla testa del centrale), sono applicati dei piattini di latta.

Il "Tric-ballac" viene usato per scandire il ritmo e si suona facendo cozzare i martelli laterali, che sono mobili (impugnandoli al di sotto della testa), contro il centrale, che è fisso.

Scuotendo lo strumento, in modo da far vibrare i soli piattini di latta, si ottiene una specie di fruscio (evocante il sussurrio del mare), sfruttato per creare atmosfere marine o comunque sentimentali.

Il "Tric-ballac" viene decorato con nastri colorati, fiocchi, lavori d’intarsio e piccole sculture.

La sua altezza varia dai circa 30 centimetri dei più piccoli, ai quasi 2 metri dei più grandi, con l’immaginabile variazione d’altezza e d’intensità dei suoni producibili.

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