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- Strumenti del folklore partenopeo -

‘A Tammorra (Il Tamburo)

di

La tammorra  (Foto G. Ruggiero - riproduzione vietata)

Fig. 1 - La tammorra
(spostare il cursore del mouse sull'immagine per visualizzare il lato posteriore)

La "Tammorra", strumento principe del folklore campano, è formata da:

  • una fascia rotonda di legno, il cui diametro varia da 36 a 60 centimetri, alta dai 12 ai 15 centimetri, ornata con fasci di nastri colorati;
  • una pelle (di pecora, capra, asino o vitello) ben tesa sulla fascia suddetta, dipinta con scene di danza o con raffigurazioni paesaggistiche;
  • dei piattini di latta (di ottone, negli strumenti di qualità superiore), inseriti nelle numerose cavità, di forma ovale o rettangolare, operate in tutta la circonferenza della fascia di legno.

A volte, accanto ai piattini, vengono inseriti dei piccoli sonagli ("‘e cicere", i "ceci"), onde ottenere sonorità variegate.

Come per il tamburello (‘o tammurriello), nella Tammorra vi sono vari modi per produrre il suono:

  • percuotendo la pelle con la mano intera;
  • percuotendo la pelle con il palmo della mano;
  • percuotendo la pelle con le dita, singole o unite a coppie;
  • agitando lo strumento in aria, in modo da far risuonare i piattini e i sonagli;
  • nel modo maschile: tenendo la Tammorra con la sinistra e percuotendola con la destra;
  • nel modo femminile: tenendola con la destra e percuotendola con la sinistra.

La "Tammorra" è uno strumento sublime, da cui i veri virtuosi estraggono una varietà di suoni talmente affascinanti da creare le più incredibili e suggestive atmosfere, catturando l’animo anche di coloro che professano la loro insensibilità nei confronti della Musica.

L'abilità evocatrice dei suddetti 'virtuosi', ipnotizza l’ascoltatore e conduce la sua mente in un mondo immaginario, ove si sbizzarrisce nei più piacevoli e fantastici sogni ad occhi aperti.


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