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Emanuele Luzzati e Il Circo di Pulcinella

di Marina Limone

Emanuele Luzzati - Sorrento, Villa fiorentino (21/02 - 21/03/2004)

Superato il pronao alla viacolvento dell’eclettica villa Fiorentino, ecco – fino al 21 marzo - un’incantevole sorpresa: in tre oscure salette si dipanano le fluide fantasie di Emanuele Luzzati, ospite eccezionale. Sulla destra, l’instancabile proiettore snocciola, uno dietro l’altro, un numero insperato di arche di noè, tarocchi fantastici, boschi assassini, sovrani spagnoleggianti, Wunderkammern a due dimensioni, eventi biblici da melodramma, architetture escheriane, mostri immaginari, femmine conturbanti, eroi rivisitati, costumi d’epoca imprecisata, natura e cultura filtrate da occhi capaci di stupore.

Sorrento - Mostra di Emanuele Luzzati a villa Fiorentino
Il 'magico mondo' di Emanuele Luzzati - Foto G. Ruggiero
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Questo è il mondo di Luzzati: l’universo ricreato da un bambino eruditissimo e sottilissimo, artefice immaginoso dei connubi più arditi, tanto osati da sembrare prodotto di natura; il mondo dove niente è che non possa essere scoperto trattarsi di un sogno – o di un delirio – cui segue il risveglio in quel mondo medesimo: un gioco di specchi. Così, ecco un Pulcinella lunaire languido come un Pierrot; o un Pulcinella-befana sotto una gerla proprio come se la immaginavano (la vedevano!), con gli occhi sbarrati nelle notti insonni dei sei di gennaio, i bambini pretelevisivi di tanti anni fa. La magia è lì: basta allungare la mano. Ecco due versioni di Alice: l’una tutta acquarellata e vaporosa e sbavata e risolta in superficie coi suoi vestitini incollati; l’altra come sotto una lente con quei colori corposi, e curiosamente immersa nella profondità dei cartoni sovrapposti che rende ancor più traballante il traballante castello di carte. Ecco un Pinocchio cosmico e ventoso; eccolo lì, azzurro come la fatina a cui si abbarbica; eccolo protagonista di una strip col teatrino di Mangiafuoco.

Mostra di Emanuele Luzzati  - Pinocchio al Teatrino di Mangiafoco (dettaglio).E le tecniche, ricalco collage intaglio, tutte nuove, tutte reinventate.

Infine, i video. Sull’onda maliziosa effervescente rutilante rossiniana sbocciano sullo schermo magie fuori tempo, col loro corredo di fantastici, sognanti luoghi comuni: un oriente passato al filtro dell’esotismo settecentesco; augellini belverde; diecimila e una notte; sbarchi di saracini da operetta; duetti da boccascena; bellezze orientali da tappeto persiano; fiori che trasmutano in stelle, e frutta in fuochi d’artificio e ogni cosa nell’altra ad inseguire la continuità del filo ininterrotto della fantasia, dell’improbabile, del possibile. Pulcinella – ancora lui; ma, si sa, è il protagonista – si risveglia nel suo ischitano cubo bianco di calce come Eduardo in casa Cupiello; è perseguitato dalla sindrome di Pinocchio materializzata da baffuti e impennacchiatissimi gendarmi; busca dalla moglie, mostruosa carceriera, botte da teatrino delle marionette, rassegnato ma pronto a ritrovare brio e gambe moltiplicandosi in infiniti suoi pari sulla scena (della vita?). Teatrino sì, ma con la qualità evanescente del sogno ingenuo nella fiorita tarantella e nell’immancabile Vesuvio che esplode fuoco e fiamme e fumo.

Coi cavalieri da carte da gioco della Gazza ladra (altro che belverde: nera come un tizzone e profondamente diabolica nella sua astuzia), e dopo un numero infinito di dispetti, evoluzioni, esibizionismi da primadonna del protervo uccello, si chiude il sipario su questa umanità infante e gioiosa e libera che avevamo persino dimenticato di aver posseduto. Un tempo.

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