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- La Baia di Ieranto -

La Baia di Ieranto nel suo Divino Incanto

di Antonio Caccaviello

Baia di Ieranto (foto G. Ruggiero)
Fig. 1 - Baia di Ieranto (Foto G. Ruggiero).

La Baia di Ieranto è la più grande e profonda di tutta la penisola ed ha uno sviluppo costiero di circa tre chilometri. Il toponimo pare che derivi dal greco ierax (sparviero, falcone), e questa ipotesi sarebbe avvalorata dal fatto che ancora oggi nella zona nidificano vari falchi fra i quali anche alcuni esemplari di pellegrini.

Appena superata la Punta della Campanella, ed entrati quindi nel Golfo di Salerno, ci si trova davanti un grosso faraglione alto oltre dieci metri, comunemente conosciuto come “Scuoglio d’’a Campanella”.

Subito dopo, la parete rocciosa a strapiombo forma una rientranza e nella parte più interna di questa è ben visibile una stretta fenditura alta quasi quanto la falesia stessa.

Fra le due pareti calcaree a strapiombo esistono ancora i resti di una scalinata costruita più di duemila anni fa per collegare la piattaforma rocciosa che si trova quasi a livello del mare con il tempio dedicato alla dea Minerva.

Ai piedi della scala, sulle rocce, si apre la Grotta Salara, oggi detta anche Grotta delle Sirene o della Campanella. Il nome della grotta deriva molto probabilmente dal fatto che lì si andava a raccogliere il sale. Infatti parte dell’acqua di mare, che entrava in quantità notevole in occasione di mareggiate, si fermava nelle numerose pozze ancora oggi presenti al suo interno; una volta evaporata l’acqua, si raccoglieva il sale, bene prezioso non solo per gli usi comuni, ma anche per la salatura del pesce.

Proprio davanti all’ingresso principale della grotta, attaccato alla piattaforma rocciosa detta ‘ncoppa ‘a Scarpa, si eleva un massiccio scoglio che sembra respirare. Infatti se ci si accosta alla parte che guarda verso lo Scoglio della Campanella, ad ogni onda, anche se piccola, si sentirà come un respiro. Il fenomeno è evidentemente dovuto ad una serie di cavità comunicanti fra loro, in parte subacquee ed in parte emerse.

Superato lo scoglio, c’è una piccola insenatura e poi inizia una impressionante parete a picco sulla quale spesso si vedono rocciatori in allenamento. Questo vertiginoso strapiombo di roccia liscia è alto mediamente fra i 50 e i 100 metri e continua per un centinaio di metri.

Una volta terminato questo tratto, la costa riprende ad essere scoscesa, anche se mantiene sempre una forte pendenza. La linea di costa continua a seguire un andamento più o meno rettilineo ai piedi del costone detto Rezzali, e anche le acque sottostanti sono generalmente indicate dai pescatori con il nome ‘nterra Rezzale.

La seconda insenatura è riparata da un grosso scoglio oblungo che la chiude a oriente lasciando un passaggio molto ampio a sud-est ed uno largo non più di due metri a nord. In tempi molto remoti, lo specchio d’acqua pressoché circolare, racchiuso fra la costa e lo scoglio, era probabilmente coperto; infatti pare che esistesse una grotta, la cui volta sarebbe poi crollata (in alto si notano varie stalattiti).

Il passaggio più stretto è praticabile senza alcuna difficoltà anche con mare agitato e sbocca proprio di fronte all’ingresso della Grotta Zenzinada, la più grande della Baia di Ieranto. La grotta, che attualmente è conosciuta soprattutto come Grotta del Presepe, penetra nella roccia per oltre venti metri e sulla sinistra presenta un’originale divisione orizzontale. Da un lato c’è infatti un braccio che si addentra ancor di più nel cuore della montagna, a più di un metro dalla superficie dell’acqua, e quindi all’asciutto. Al di sotto di questo livello, che ha il fondo ricoperto da uno strato di sabbia, c’è un’altra cavità meno profonda che degrada dolcemente verso il mare; davanti c’è un grosso scoglio a fior d’acqua a poca distanza dalla roccia.

Nell’angolo sinistro della baia, all’inizio della lunga spiaggia, la parete è meno scoscesa, ma sempre ripidissima, e forma un accenno di vallone nel quale scorre, solo dopo abbondantissime piogge, un piccolo rivolo.

Da questa parte della spiaggia i ciottoli prevalgono sulla sabbia. Man mano che si procede verso destra, la sabbia prende il posto dei ciottoli e la parete diventa prima verticale e poi finisce per essere addirittura sporgente, coprendo con la sua ombra la spiaggia sottostante.

Questa parte della baia viene comunemente chiamata Ieranto Grande.

Davanti a questa seconda parte della spiaggia ci sono alcuni scogli ben visibili, il più grande dei quali emerge a qualche decina di metri da terra ed è conosciuto con il nome di Pila d’’a Marina.

Nella roccia a strapiombo che delimita la spiaggia a est si aprono numerose cavità di varia grandezza e di struttura molto differente l’una dall’altra. A poca distanza dall’arenile s’incontra una grotticella con un ingresso molto basso, difficilmente attraversabile se non a nuoto; all’interno si allarga poi in una sala di forma rotondeggiante. Subito dopo c’è una coppia di cavità divise da una colonna di roccia ed entrambe terminano con una spiaggetta di ciottoli. Pochi metri più avanti ci si trova davanti ad un arco naturale abbastanza ampio che però conduce in una conchetta completamente ingombra di rocce franate dalla parete sovrastante. Forse questi scogli un tempo costituivano la volta di una grotta di grandi dimensioni della quale non rimane altro che la grotticella che si trova qualche metro al di là dell’arco.

Ancora pochi metri e si doppia ‘a Ponta d’’o Viecchio’ o Punta di Capitello, estremità del promontorietto che divide la spiaggia grande dalla cosiddetta Ieranto Piccola, o anche Marinella. Questa è forse più bella della prima in quanto giace incassata fra chiare rocce calcaree ed ha il fondale e la spiaggia ricoperti da ciottoli bianchissimi. Dalla soprastante cava abbandonata parte una mulattiera che conduce a Nerano (due chilometri circa e centocinquanta metri di dislivello), mentre la spiaggia grande è praticamente inaccessibile via terra.

La piccola penisola sulla quale sorge la Torre di Montalto chiude la baia a levante ed è detta Punta di Ieranto.

Baia di Ieranto (foto G. Ruggiero)
Fig. 2 - Baia di Ieranto (Foto G. Ruggiero).

Sulla destra dell’insenatura minore resiste ancora il molo costruito a sbalzo sul mare, attracco della grande cava di Ieranto.

Superato prima questo pontile di pietra e poi ciò che resta di due tramogge usate per caricare sui barconi ghiaia e pietrisco, mancano sotto un centinaio di metri per Punta Penna o Punta di Ieranto che segna il limite orientale della baia, esposta esattamente a sud.

Appena superata questa punta appare il grande e isolato Scuoglio a Penna che in effetti, per la parte emergente, è costruito da due grossi blocchi calcarei, presumibilmente uniti sott’acqua.

Proprio di fronte allo scoglio, nella roccia si apre una grotta poco profonda nella cui volta sbuca un pozzo, ma la si potrebbe definire una voragine. Questa singolare cavità è localmente conosciuta con il nome di Grotta d’’o Pertuso o anche Grotta d’’o Pieleco.

Stando dint’ Pieleco, in alto a destra, fra i “pizzi” di Montalto e Mortella si vede la Torre di Montalto.

Ieranto - Torre di Montalto
Fig. 3 - Baia di Ieranto - Torre di Montalto (Foto G. Ruggiero).

Dalla sua posizione (centodieci metri sul livello del mare) si può controllare un’enorme superficie di mare che va da Capri ai Galli e al Capo di Conca e la sua artiglieria era in grado di coprire sia la Baia di Ieranto che quella di Nerano.

L’ultimo capo della piccola penisola di Ieranto è quello della Mortella (Mirto) ed è questo che dà il nome a tutta la parte occidentale della lunghissima baia della Marina del Cantone detta quindi sotto ‘e Murtelle o semplicemente Mortelle.