Virtual Sorrento Home Page
- Il Territorio -

Breve storia Geologica della Penisola Sorrentina - (III)

di Salvatore Palomba

 

Nel 'Quaternario' (gli ultimi 2 milioni di anni) saranno tuttavia fondamentali gli ultimi centomila anni per determinare l’attuale conformazione della Penisola Sorrrentina, soprattutto per quanto riguarda la Piana di Sorrento su cui poi sono sorti i centri abitati dei principali Comuni (Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello e Sorrento).

Infatti, i movimenti della crosta avvenuti nel 'Pliocene' e nel 'Quaternario' hanno determinato profonde fratturazioni della crosta terrestre con la formazione, soprattutto lungo il versante tirrenico di numerosi edifici vulcanici.

Il distretto vulcanico campano è uno dei più importanti anche perché annovera, ancora oggi, importanti vulcani attivi (Vesuvio e Campi Flegrei).

La Penisola Sorrentina non è un’area vulcanica ma, collocandosi a poche decine di chilometri dai centri eruttivi, ne ha comunque risentito sia in termini sismici che di deposizione di materiali eruttati.

La tipica falesia costiera della Penisola Sorrentina. (Foto G. Ruggiero)

La geografia della Penisola Sorrentina infatti è notevolmente mutata in seguito alla deposizione di sedimenti di origine vulcanica ed in particolare alla deposizione del Tufo Grigio Campano che, 'incastratosi' in una preesistente conca, ha formato la Piana di Sorrento, circondata dai rilievi collinari su tre lati e delimitata, a Nord, dal mare. Essa costituisce, sia da un punto di vista paesaggistico che antropologico, l’aspetto più tipico e caratterizzante della Penisola Sorrentina.

Sorrento - Vallone dei Mulini (Foto G. Ruggiero)Infatti, la tipica falesia costiera ed i profondi valloni (forre) incisi nel tufo (che l’uomo grazie alla sua ignoranza ed alla sua supponenza modernista ha in parte colmato con discariche per ricavarvi poi nel migliore dei casi strade e piazze) sono il frutto dell’azione degli agenti esogeni sulla formazione tufacea.

Le indagini più recenti concordano nel ritenere il tufo grigio come il prodotto di una enorme eruzione a carattere esplosivo di un edificio vulcanico, il progenitore dei vulcani dei Campi Flegrei, noto come "Archiflegreo" che con questa eruzione cessò la sua attività, infatti l’esplosione causò la distruzione e lo sprofondamento della parte centrale dell’edificio con la formazione della 'Caldera Archiflegrea' in cui poi si sono sviluppati i più recenti vulcani flegrei.

Il Tufo grigio è stato messo in posto sotto forma di 'nube ignimbritica' ad elevata temperatura e con un elevato contenuto in gas; probabilmente esso rappresenta il prodotto di più fasi esplosive in cui venivano espulse enormi quantità di ceneri insieme a scorie laviche che si sedimentavano in maniera caotica e che successivamente si lapidificavano, raffreddandosi in maniera più o meno lenta, in modo tale che, attualmente, le parti più profonde hanno una consistenza litoide mentre quelle più superficiali sono semicoerenti e particolarmente sensibili all’azione erosiva degli agenti esogeni.

Non a caso, lungo le falesie costiere la parte bassa della parete si presenta sempre piuttosto compatta mentre la parte alta è caratterizzata da tipiche forme di erosione eolica.

Costa dal porto di Sorrento (Foto G. Ruggiero)La costa vista dal Porto di Sorrento (Foto G. Ruggiero)

Il Tufo grigio ha colmato le depressioni di tutta la conca campana ed è diffuso dal casertano all’agro nocerino sarnese; nella Piana di Sorrento, tuttavia, ha contribuito alla creazione di un particolare paesaggio caratterizzato da una costa alta a falesia. Essa nel corso degli anni è progressivamente arretrata in seguito all’azione di scalzamento al piede operata dal moto ondoso ed al conseguente crollo di blocchi tufacei che, erosi, hanno portato alla formazione di piccole spiagge, con sabbia scura nelle insenature, spesso in corrispondenza dello sbocco dei rivoli che tagliano perpendicolarmente al mare la piana tufacea.

In conclusione di questa breve e sicuramente lacunosa storia geologica della Penisola Sorrentina, si può affermare che essa è strettamente connessa alle vicende che hanno portato alla formazione dell’Appennino Campano Lucano di cui la Penisola rappresenta la propagine più occidentale.

I terreni di base sono costituiti da rocce carbonatiche (Calcari e calcari dolomitici) a luoghi ricche di fossili del 'Cretacico Superiore'. Al di sopra si rinvengono sedimenti di età miocenica, costituiti da arenarie ed argille che, nella parte sommitale, inglobano terreni alloctoni (provenienti da bacini di sedimentazione diversi da quello in cui si depositavano i terreni miocenici) messi in posto in seguito ai grandi movimenti tettonici che portarono alla formazione della Catena Appenninica.

A copertura dei terreni suddetti troviamo sedimenti piroclastici legati alle fasi esplosive dei numerosi vulcani dell’area napoletana che, pedogenizzati, cioè arricchiti di sostanze organiche, rappresentano la coltre di terreno vegetale.

<<< seconda parte

© Copyright 2003 Salvatore Palomba. Tutti i diritti riservati.