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La Tarantella (IV parte)

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Una mirabile descrizione della Tarantella (riportata da Marcello Cofini nella sua pubblicazione "Tarantella in Musica" – Edizioni Setticlavio) è quella inserita nel "Manuale completo della danza" (Parigi 1830) da Carlo Blasis, il quale, dopo averla definita "la più vivace e diversificata fra tutte le danze moderne", così in seguito si esprime:

"La Tarantella è la danza nazionale dei Napoletani. Essa è gaia e voluttuosa; i suoi passi, le sue attitudini e la sua musica mostrano il carattere di quelli che la inventarono".

(…)

"La musica che meglio si adatta a questa specie di miracolo è estremamente viva; i suoi tempi e la sua cadenza sono fortemente marcati, e alla misura di 6/8 i suoni reiterati da queste suddivisioni ternarie, cosi’ come la vivacità del movimento, sono capaci di elettrizzare delle persone nelle quali il disturbo totale sembra sul punto di privare loro della vita.

(…)

L’amore e il piacere sono visibili in questa danza: ciascun movimento, ciascun gesto è compiuto con la grazia più voluttuosa.

Animata dall’accompagnamento dei mandolini, dei tamburelli e delle castagnette, la donna si sforza, attraverso la sua rapidità e vivacità, di eccitare l’amore del suo partner, il quale a sua volta cerca d’incantarla attraverso la sua agilità, la sua eleganza e le sue dimostrazioni di tenerezza.

I due danzatori di uniscono, si separano, si riavvicinano, si gettano nelle braccia l’uno dell’altra, si separano di nuovo, ed in tutte le loro movenze mostrano alternativamente l’amore, la civetteria, l’incostanza."

Il ritmo della ‘tarantella’, secondo la maggioranza degli studiosi, era originariamente in tempo 2/2 o 4/4 (a suddivisione binaria, cioè 2 accenti secondari per movimento), anche se una delle più antiche partiture pubblicata nel 1641 e intitolata "La vera tarantella napoletana" è in tempo 3/2 (a suddivisione quaternaria, cioè 4 accenti secondari per movimento) e con un numero dispari di movimenti (mentre in tutte le altre sono pari).

La presenza in queste composizioni di numerosi gruppi irregolari di ‘terzine’ (costituite da 3 note al posto di 2), ha portato, con il trascorrere dei secoli, alla trasformazione del suo ritmo da ‘semplice’ (suddivisione binaria) a ‘composto’ (suddivisione ternaria).

I tempi divennero quindi 3/8 (eseguito generalmente ‘in uno’, cioè ogni movimento corrispondeva a tutti i 3 ottavi costituenti la battuta), poco o niente usato, 6/8 (composto da 2 movimenti costituiti da 3 accenti secondari, cioè da 3 crome) e 12/8 (4 movimenti, ognuno di 3 accenti secondari, cioè 3 crome) oramai non più usato.

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