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La Grande Stagione Romanticadi’arrivo a Sorrento, sia che vi si giunga col vaporetto che viene da Napoli, o vi si discenda per l’erto sentiero che si snoda dal promontorio di Scutolo, è sempre sentito come l’approdo alla culla stessa della poesia. “Qui, qui venite amabili “Sorrento mi ha reso il mio dolce sogno infinito.” “Da Scutolo, come una scena incantata, vi
si presenterà allo
sguardo la pianura di Sorrento.” “Così lietamente s’involano
i giorni, “Guarda come il sol che tramonta Incanto, meraviglia, stupore! Come la musica ha solo sette note, così la poesia non ha che poche parole per descrivere e cantare l’emozione sempre uguale e sempre nuova che la scoperta di Sorrento suscita in quanti, superata la punta di Scutolo, si affacciano sul panorama mozzafiato della penisola che tra i due golfi si estende a perdita d’occhio verso l’isola azzurra di Capri. E sono le parole che tornano puntualmente in tutte le descrizioni e le note di viaggio degli innumerevoli visitatori, dai più ai meno celebri, come T. G. Bonney (1875), Emilio Castelar (1875), W. Kaden (1875), Paul Heyse (1877), Friedrick Nietzsche (1877) che conclude una sua lettera con questa espressione : “Fra tutte le città d’Italia, io amo Sorrento d’un affetto che non saprei descriverti...”. Molto acutamente, Renato Fucini nota: “Il Sorrento dei poeti non è il Sorrento (la città), ma la strada che conduce a Sorrento”. Ed essa infatti va contemplata dalle alture dolcissime dei colli che la sovrastano, e dai quali le prospettive e gli scorci mutano continuamente, quasi come se la natura avesse esaurito tutta la sua fantasia nell’inventare una così grande varietà di vedute e di angoli di una sempre nuova e cangiante bellezza. “Io compiango tutti coloro che non sono mai andati, in un tiepido giorno
di maggio, da Castellammare a Sorrento, attraverso quei boschi di limoni e
di melagrani in fiore, a cui il grigio degli ulivi dà maggior risalto...
per quella strada tortuosa, lungo quella costa bagnata dal mare che il sole
cosparge di stelle d’oro” Siamo ormai al tramonto del XIX secolo, e il coro di voci, che si fa sempre più intenso, ripete quasi all’unisono questa. sola parola: incanto! “Che incanto questa terra! “Sulla riva incantata di Sorrento “Sulla pensile loggia tutta in fiore, “Sono venuto fra gli aranci, i fiori “Io so che Sorrento è il paese di
una pace infinita” E si aggiungono al coro Marion Crawford, che la elesse come sua definitiva
dimora (1909), Copyright © 2004 Salvatore Cangiani. Tutti i diritti riservati. |
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